Dal monitoraggio emerge che “i clienti domestici sul mercato libero pagano prezzi maggiori rispetto alla tutela: nel 2013 i prezzi medi nel libero (riferiti ai soli costi di approvvigionamento, vendita e commercializzazione) infatti risultano superiori del +15-20% rispetto a quelli della tutela”. In parte, aggiunge l’Autorità per l’energia, questo potrebbe essere legato alla tipologia delle offerte del mercato libero, che spesso hanno servizi aggiuntivi alla fornitura, ma “il fenomeno potrebbe essere anche sintomo delle difficoltà dei consumatori nel valutare il valore intrinseco delle diverse proposte”. C’è comunque un certo movimento nel mercato: nel 2013 il confronto continentale dice che l’Italia è fra le migliori esperienze nel passaggio al mercato libero e che il tasso di switching, pari al 7,6%, è superiore a quello della media dei paesi Ue (5,6%).

Nel settore del gas naturale, a differenza dell’elettrico, la concorrenza da parte dell’offerta avviene soprattutto su scala geografica regionale o sub-regionale e non nazionale: nel 2012-2013 solo 4 venditori hanno quote di mercato significative in più di 5 regioni e, di questi, solo 2 sono presenti in più di 15 regioni. Più in generale, spiega l’Autorità , “diversi elementi indicano che l’attività di vendita presenta condizioni di limitata concorrenza. Gli indici di concentrazione su base regionale segnalano infatti la presenza di vantaggi concorrenziali per i venditori “tradizionali” o incumbent locali, cioè quei venditori che in passato operavano come monopolisti: nel 2013 oltre il 94% dei volumi di gas sono stati consegnati in regioni dove i venditori tradizionali hanno una quota di mercato complessivamente superiore al 75%”. Il servizio di tutela copre il 77% del gas consumato dai clienti domestici. Anche in questo settore, inoltre, si confermano prezzi nel mercato libero in media più costosi rispetto a quelli di tutela (ad eccezione dei clienti con alti consumi). Il tasso di switching in Italia nel 2013, pari al 5,5%, risulta in linea con il tasso medio di cambio degli altri paesi europei.

Ci sono dei miglioramenti ma rimangono delle criticità, fra le quali si segnalano soprattutto l’elevato numero dei reclami e la persistenza dei contratti non richiesti. Dice l’Autorità: “Per entrambi i settori dal 2011 si registrano miglioramenti nei processi e meccanismi organizzativi a supporto del funzionamento del mercato, pur con alcune criticità ancora presenti. Si riduce nel biennio l’indisponibilità in tempo utile dei dati di misura, rendendo in parte più efficace il processo di switching (nel 2013 scesa al 2,1% dei casi nel settore elettrico, allo 0,8% nel gas); in contrazione anche il fenomeno delle doppie fatturazioni nell’elettrico, con una riduzione del 50%. In miglioramento anche i servizi telefonici e quelli di distribuzione. Di contro il numero di reclami nel mercato libero è superiore rispetto alla tutela, in particolare crescita nel gas: la ‘reclamosità’ dei clienti finali (cioè il rapporto tra numero dei reclami e numero dei clienti serviti) nel mercato libero infatti registra tassi leggermente più elevati nel gas, il 2,2% nel 2013, rispetto al 2% del settore elettrico. Il fenomeno dei contratti non richiesti continua ad essere un elemento di elevata attenzione, anche in considerazione dell’impatto che ha sulla percezione e fiducia nel mercato.

Nel biennio il fenomeno, pur se dal 2012 mitigato dalle misure preventive dell’Autorità, non è ancora del tutto abbattuto, anche se è stato contenuto: l’incidenza dei reclami per contratti non richiesti rispetto al numero dei clienti serviti sul mercato libero è mediamente dello 0,15% circa nel settore elettrico e dello 0,09% nel gas”.

C’è poi un ulteriore elemento ricordato dall’Autorità: anche a causa della crisi economica sono elevate, e in “moderata crescita”, le richieste di sospensione delle forniture per morosità.

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