A febbraio rallenta la deflazione e tornano a crescere i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, che aumentano dello 0,6% su base mensile e dello 0,7% su base annua. I dati odierni dell’Istat dicono che a febbraio l’inflazione aumenta dello 0,4% su base mensile e segna un calo su base annua dello 0,1%, meno ampio della flessione dello 0,6% registrata a gennaio.

L’attenuazione della flessione su base annua , dice l’Istat, è dovuta in primo luogo alla decisa ripresa dei prezzi dei Vegetali freschi (+10,8%, da -1,7% di gennaio); contribuiscono poi l’accelerazione della crescita tendenziale dei prezzi dei Servizi relativi ai Trasporti (+1,4%, da +0,3% di gennaio), l’inversione di tendenza di quelli dei Tabacchi (+3,7%, da -0,4% di gennaio) e il parziale ridimensionamento della flessione annua dei prezzi degli Energetici non regolamentati (-12,8%, da -14,0% di gennaio). L’aumento mensile è dovuto soprattutto all’aumento dei prezzi dei Vegetali freschi (+7,8%) – influenzato da fattori stagionali – e di quelli dei Tabacchi (+4,1%); un contributo viene inoltre dal rialzo dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+0,8%).

L’inflazione acquisita per il 2015 è pari a -0,2% (da -0,6% di gennaio). Sono in aumento i prezzi dei beni acquistati più spesso. In particolare, i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano dello 0,6% su base mensile e dello 0,7% su base annua (a gennaio il tasso tendenziale era nullo) mentre i prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto aumentano dello 0,6% in termini congiunturali e fanno registrare una flessione tendenziale (-0,5%) meno ampia di quella rilevata a gennaio (-1,4%).

A febbraio, rispetto al mese precedente, aumentano del 2,8% i prezzi di Bevande alcoliche e tabacchi mentre rialzi più contenuti ci sono per i prezzi di Trasporti (+0,7%), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+0,6%) e Ricreazione, spettacoli e cultura (+0,4%). Su base annua, invece, la flessione più ampia (-3,1%) interessa i prezzi dei Trasporti; in calo anche i prezzi dell’Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-1,4%), delle Comunicazioni (-1,0%) e della Ricreazione, spettacoli e cultura (-0,2%). I maggiori tassi di crescita rispetto a febbraio dello scorso anno riguardano i prezzi di Bevande alcoliche e tabacchi (+2,7%), Istruzione (+1,8%), Prodotti alimentari e bevande analcoliche e Servizi ricettivi e di ristorazione (per entrambe +1,0%); quello più contenuto i prezzi di Abbigliamento e calzature (+0,2%).

È necessario frenare gli ottimismi dell’Istat e del Governo. Il tasso di inflazione rilevato a febbraio rimane negativo, al -0,1%. Una notizia drammatica, per i Cittadini e per il Paese. Non dimentichiamo, infatti, che se i prezzi scendono è a causa della grave crisi della domanda di mercato interna, dettata dal disagio e dal calo del potere di acquisto delle famiglie: Si tratta, infatti, di aumenti che colpiscono spese obbligate anche per le famiglie che già non arrivano a fine mese. Per le AA.CC. è preoccupante l’improvvisa impennata del carrello della spesa, che passa dal tasso tendenziale nullo di gennaio a un + 0,7. In termini di aumento del costo della vita un’inflazione dello 0,7% per la spesa di tutti i giorni, significa che una famiglia di 3 persone spende 46 euro in più su base annua. Una cifra certo accettabile per chi ce la fa ad arriva a fine mese, ma drammaticamente insostenibile  per il 14,2% delle Famiglie che già non riesce a fare un pasto adeguato almeno ogni due giorni!!.

Le associazioni dei Consumatori ricordano che il calo dei consumi nel solo triennio 2012-2014 è stato del 10,7% e che le famiglie hanno ridotto anche i consumi difficilmente attaccabili, come quello alimentare (-11,6% dal 2008) e quello della sanità (-23,1% sempre dal 2008).

Di fronte ad un andamento simile non c’è da star tranquilli. Quello che ci preoccupa maggiormente è che in questi anni, nonostante l’avanzare di segnali evidenti circa tali sviluppi, nulla o quasi è stato fatto per risollevare la situazione ed aprire una nuova fase di crescita e di rilancio della domanda interna

L’aumento del carrello della spesa significa rincari pari a 46 euro annui: non sarebbe tanto, se non fosse che molte famiglie non hanno soldi neanche per garantirsi un pasto adeguato ogni due giorni. “Il fatto che l’Italia resti in deflazione è normale, visto che il quantitive easing è appena partito e i consumi delle famiglie continuano a scendere. Quello che, invece, è meno spiegabile e ci preoccupa, è che i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano dello 0,6% su base mensile e dello 0,7% su base annua.

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