Prima di scaricare le App sul proprio smartphone o tablet, gli utenti devono sapere esattamente quali dati personali verranno raccolti e come questi verranno usati. E’ quanto hanno chiesto le Autorità per la privacy, raggruppate nella rete internazionale del Global Privacy Enforcement Network (GPEN), in una lettera aperta inviata Apple, Google, Samsung, Microsoft, Nokia, BlackBerry e Amazon, sollecitandoli ad assicurare precise garanzie a protezione dei dati degli utenti che usano le applicazioni mobili.

Le Autorità del network – nato per rafforzare la cooperazione tra le Autorità della privacy di tutto il mondo e di cui il Garante italiano fa parte – hanno chiesto alle piattaforme che propongono App su smartphone e tablet di obbligare gli sviluppatori ad informare gli utenti, prima che questi scarichino le app, sugli eventuali dati personali che verranno raccolti e sul loro uso.

“Mettere a disposizione degli utenti una informativa prima del download è fondamentale per la tutela dei diritti, perché consente alle persone di decidere liberamente e consapevolmente, prima dell’installazione, se permettere l’uso dei propri dati o meno. Senza questa informazione, gli utenti sono esposti ad una raccolta massiccia a loro insaputa – sottolinea il Presidente dell’Autorità per la protezione dei dati personali – Le app ci semplificano la vita, ma ad esse concediamo di accedere, troppo spesso inconsapevolmente, ad un numero sempre più ampio di dati personali anche molto importanti: non solo la rubrica telefonica o le foto, ma anche la posizione geografica, oppure, come nel caso delle app a carattere medico, dati sanitari. Il rischio – conclude il Presidente del Garante – è un monitoraggio digitale permanente al quale ci stiamo via via assuefacendo.

La raccomandazione del network segue l’ “indagine a tappeto” (“sweep”) promossa dal GPEN in primavera, i cui risultati hanno destato molta preoccupazione tra i Garanti per la privacy: molte delle app più scaricate dagli utenti chiedono infatti l’accesso ad una gran quantità di dati senza spiegare adeguatamente per quali scopi queste informazioni sarebbero state usate. Su un totale di oltre 1200 applicazioni esaminate in tutto il mondo, appena il 15% risulta dotato di un’informativa privacy realmente chiara. Nel 59% dei casi è stato difficile per le Autorità di protezione dati reperire un’informativa privacy prima dell’installazione.

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