I “colossi del web” devono fare la loro parte. Serve un maggior impegno di tutti “nella prevenzione e nell’alfabetizzazione digitale del Paese”, e non sanzioni, di fronte alle sfide che la società digitale pone specialmente per i più piccoli. Così Telefono Azzurro di fronte ai temi sollevati oggi dal Garante Privacy nella sua Relazione annuale, dedicata alla “persona vulnerabile” e nella quale non sono mancati i riferimenti alla necessità di garantire il diritto alla Rete e i diritti di tutti nella Rete.

“La Relazione annuale del Garante per la protezione dei dati personali documenta ancora una volta un’attività seria, reale e complessa. Allo stesso tempo identifica con chiarezza le sfide e i problemi cruciali che interessano e interesseranno sempre più la nostra società, con particolare riferimento ai più piccoli”, ha detto il professor Ernesto Caffo, Presidente di Telefono Azzurro, alla presentazione della relazione del Garante Antonello Soro. “Lo sviluppo esponenziale dei Big Data, la vulnerabilità dei dati e delle persone, la violenza, la prostituzione on line e il cyberbullismo sono i pericoli che Telefono Azzurro contrasta da 28 anni, lavorando con le più importanti reti internazionali.

I dati parlano chiaro: un adolescente su sette ha subito almeno una volta il furto di video personali di cui non aveva autorizzato la pubblicazione on line, addirittura uno su tre ha trovato sul web una sua foto, senza alcuna autorizzazione. Molti di questi casi riguardano purtroppo contenuti imbarazzanti (per i video si passa a un adolescente su 10, uno su 5 per le foto). Per questo motivo l’Associazione rilancia l’appello del Garante invitando famiglie, aziende e istituzioni a una maggiore collaborazione. Non sono sfide che si vincono da soli e, soprattutto da parte dei cosiddetti “colossi del web”, servirebbe un cambio di passo”.

Lo stesso Telefono Azzurro aveva sollevato il problema privacy in relazione alla diffusione e all’uso dell’App Periscope. Quando la collaborazione con le aziende è reale, sottolinea l’associazione, si possono trovare soluzioni che garantiscano la dignità della persone senza limitare le potenzialità del web. “A nostro avviso non servono ulteriori sanzioni – dice Caffo – ma un maggiore impegno nella prevenzione e nell’alfabetizzazione digitale del Paese, senza nascondere i pericoli della rete”.

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