Italia condannata a risarcire per oltre 10 milioni di euro i cittadini infettati con trasfusioni di sangue o emoderivati infetti. La condanna arriva dalla Corte europea dei diritti umani che ha accolto 371 ricorsi. I cittadini che hanno fatto ricorso a Strasburgo sono in tutto 889, nati tra il 1921 e il 1993, residenti in Italia e in Australia, che sono stati infettati da vari virus (Hiv, Epatite B e C) dopo trasfusioni effettuate durante cicli di cure o interventi chirurgici.

In 7 casi la Corte ha stabilito risarcimenti per danni materiali dai 73mila ai 350mila euro poiché lo Stato italiano ha violato il diritto dei pazienti a un equo processo e al rispetto alla proprietà privata. Per gli altri casi la Corte ha stabilito la violazione del diritto alla vita dei ricorrenti a causa della durata dei procedimenti: per ciascuno di loro è stato fissato un risarcimento per danni morali che varia tra i 20 e i 35mila euro.

L’Italia ha 6 mesi di tempo da quando la sentenza sarà definitiva per “stabilire una data inderogabile” entro cui si impegna a pagare.

Il Ministero della Salute si affretta a precisare: “La Corte, pur avendo riconosciuto per tutti quei casi risalenti agli anni ’90 la violazione delle disposizioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo relativamente al diritto ad un equo processo ed ad un ricorso effettivo, ha affermato che la procedura di cui all’art. 27-bis del decreto-legge n. 90/2014 – la cui introduzione è stata fortemente voluta dal Ministro Lorenzin – che riconosce ai soggetti danneggiati, a titolo di equa riparazione, una somma di denaro determinata nella misura di euro 100.000, costituisce un rimedio interno, del tutto compatibile con le previsioni della Convenzione e in grado di assicurare un adeguato ristoro ai soggetti danneggiati”.

Ancora una volta l’Italia risulta in ritardo, gravemente inadempiente – commenta Federconsumatori – e di conseguenza viene condannata ad ottemperare all’obbligo di risarcire i danni ai cittadini infettati a seguito di trasfusioni, come già previsto da più sentenze della nostra Cassazione.

Il nostro Paese subisce oggi anche la beffa di una ulteriore e  altrettanto autorevole condanna: non solo per i gravi ritardi nel definire le necessarie condizioni di sicurezza da assicurare ai pazienti bisognosi di trasfusioni, ma anche, negli ultimi anni, per i continui rinvii dei dovuti risarcimenti. Ritardi che le associazioni dei pazienti sospettano finalizzati a fiaccare la volontà di ottenere il giusto risarcimento.  

A  fronte della delicata questione del sangue infetto, che ha causato gravi danni alle centinaia di pazienti contagiati, il Movimento Difesa del Cittadino del F.V.G.,  ritiene doveroso sostenere i diritti di pazienti innocenti, che per curarsi subiscono il danno di  contrarre nuove e gravi patologie.

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