Il consumo di alcol sta cambiando: negli ultimi anni in Italia si è rafforzato soprattutto il consumo occasionale e fuori dai pasti, meno è sempre meno diffuso il tradizionale modello di consumo basato sul bere vino duranti i pasti (resiste solo fra gli adulti e gli anziani). La criticità principale continua a essere il binge drinking, l’abbuffata alcolica con più superalcolici in brevissimo tempo, diffusa soprattutto fra i più giovani. I più a rischio sono i ragazzi dai 18 ai 24 anni.

Il quadro sul consumo di alcol in Italia è dato dall’ultima Relazione del Ministro della Salute al Parlamento. Si legge in apertura del documento: “Il nostro Paese, negli ultimi dieci anni, ha registrato un progressivo cambiamento dei comportamenti di consumo di alcol, appare infatti sempre meno diffuso il tradizionale modello di consumo basato sull’assunzione quotidiana di vino durante i pasti che tuttavia persiste nella popolazione adulta e anziana, mentre si consolida il consumo occasionale e al di fuori dei pasti. Continua ad essere una criticità il fenomeno del binge drinking soprattutto nella popolazione più giovane”.

Secondo il “Rapporto Globale su alcol e salute 2014″ dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, pubblicato il 12 maggio 2014, nel 2012 l’uso di alcol ha causato nel mondo 3,3 milioni di morti ovvero il 5,9% di tutti i decessi. La Regione europea è l’area del mondo con i più alti livelli di consumo di alcol e di danni alcol correlati. L’analisi dei diversi paesi europei mette in evidenza l’esistenza di consumi differenziati da paese a paese e una buona posizione dell’Italia, che ha uno dei valori più bassi di consumo nella regione. In particolare, Lituania, Estonia e Austria hanno il più alto consumo di alcol pro-capite mentre all’estremo opposto ci sono i paesi del sud (Italia, Malta, Grecia, Cipro) che, insieme con alcuni Paesi nordici (Norvegia, Islanda e Svezia) hanno livelli relativamente bassi di consumo di alcol per adulto.

“Nonostante i cambiamenti emergenti nei modelli di consumo, l’Italia occupa una posizione migliore rispetto a molti Paesi europei, anche di ambito mediterraneo – si legge nella Relazione – Infatti, secondo i più recenti dati del WHO-HFA Database, aggiornati all’anno 2010, il consumo medio pro capite di alcol puro in Italia è pari a 6,10 litri nella popolazione al di sopra dei 15 anni di età, valore ormai vicino a quello raccomandato dall’O.M.S. ai Paesi della Regione europea per l’anno 2015 (6 litri l’anno per la popolazione al di sopra dei 15 anni e 0 litri per quella di età inferiore). Il valore del consumo annuo pro capite di alcol puro rilevato in Italia per il 2010 (6,10 litri) appare tra i più bassi registrati nella Regione europea, dove il valore medio è di 9,82 litri e solo Georgia, Armenia e Turchia presentano valori inferiori a quelli dell’Italia”. Questo, spiega il documento, sembra dunque confermare la validità delle politiche di contrasto attivate a livello nazionale e regionale.

Cosa fare? Dai dati nazionali presentati “si evince la necessità di mantenere alta l’attenzione soprattutto per i modelli di consumo di alcol più rischiosi per la salute (consumo abituale eccedentario e binge drinking) e in particolare per gruppi specifici di popolazione più a rischio (giovani e anziani)”. In particolare, i dati dell’Istat del decennio 2003-2013 hanno evidenziato la diminuzione dei consumatori totali e giornalieri e l’aumento dei consumatori di alcol occasionali e dei consumatori fuori pasto.

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