L’Italia ha violato i diritti di tre coppie omosessuali per non aver permesso loro di sposarsi né di ottenere alcuna unione civile. Il nostro Paese deve introdurre il riconoscimento legale per le coppie dello stesso sesso. L’ha stabilito la Corte europea dei diritti umani. Non è la prima volta che la Corte di Strasburgo emette sentenze sul tema: nel 2013 ha condannato la Grecia per lo stesso motivo.

E a giugno scorso, il Parlamento europeo ha approvato una relazione per il riconoscimento dei diritti delle famiglie gay.

La sentenza odierna, emessa dai giudici di Strasburgo, risponde ai ricorsi presentati da tre coppie omosessuali. La prima coppia, non avendo ottenuto il riconoscimento della propria unione dall’Ufficio civile del Comune di Trento, nel 2008 ha contestato l’incostituzionalità della decisione sottolineando il fatto che la legge italiana non vieta esplicitamente i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Il Tribunale di Trento ha respinto il ricorso precisando che, secondo il Codice Civile, i contratti di matrimonio vengono stretti solo da persone di sesso opposto. E la Corte Costituzionale, ad aprile 2010, ha confermato che il diritto al matrimonio non si estende alle unioni omosessuali, ma si intende solo nel suo significato tradizionale.

Dopo tale pronuncia anche le altre due coppie, che successivamente hanno chiesto ai Comuni di Milano e Lissone di fare le pubblicazioni per potersi sposare, hanno ottenuto un rifiuto.

Secondo la Corte di Strasburgo, queste pronunce hanno discriminato le persone in base al loro orientamento sessuale ed hanno violato gli Articoli 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare), 12 (diritto al matrimonio) e 14 (divieto di discriminazione) della Convenzione dei diritti dell’uomo.

La decisione non è definitiva. Nei prossimi tre mesi i ricorrenti così come lo Stato italiano possono chiedere il riesame da parte della Grande Sezione. La Corte ha riconosciuto che la non estensione del diritto al matrimonio alle coppie omosessuali rimane una scelta legittima degli Stati, condannando però il vuoto normativo sul riconoscimento delle unioni civili.

La conclusione non ha alternative: chi punta all’approvazione di unioni civili ritenendo che il punto di mediazione accettabile sia l’eliminazione del riferimento alle adozioni vuole un circolo quadrato, qualcosa di giuridicamente impossibile.

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