Ancora un calo del credito al consumo: dopo il -6% registrato nel 2013, il 2014 si chiude con un -4% e un debito complessivo di 99,5 miliardi di euro.

Si conferma così, se ce ne fosso bisogno, un andamento estremamente grave e preoccupante, che denota chiaramente la situazione di profonda crisi che le famiglie stanno vivendo il cui disagio economico vissuto quotidianamente è tale da non invogliare più ai cittadini di indebitarsi.

La contrazione degli acquisti a rate contribuisce ad accrescere la forte crisi dei consumi che nel triennio 2012-2013-2014 hanno registrato un impressionante calo del -10,7%, pari ad una diminuzione della spesa delle famiglie di circa 80 miliardi di euro. Contrazione proseguita sia nelle vendite natalizie sia sui recenti saldi. Su questa tendenza pesa l’intollerabile clima di incertezza che affligge le Famiglie, la disoccupazione che continua a crescere e il forte calo del potere di acquisto delle famiglie destinate a fare da assistenza economica a figli e nipoti.

“E’ fondamentale, se si vuole imboccare la strada dello sviluppo che il Governo agisca immediatamente per un rilancio del potere di acquisto delle famiglie

Dall’analisi effettuata dai vari Osservatori delle AA.CC. sull’andamento del credito al consumo dal 2002 al  2014 emerge un andamento con due fasi distinte. Una prima fase dal 2002 al 2009 in cui vi è stata una continua e forte crescita delle consistenze debitorie. Un andamento dovuto al fatto che, all’indomani del passaggio all’Euro, per colmare la perdita del potere di acquisto derivante dal forte aumento dei prezzi e delle tariffe, e per mantenere gli stessi standard di vita, le famiglie hanno iniziato a ricorrere in misura sempre maggiore all’indebitamento (richiedendo sia prestiti personali, che prestiti per acquisti rateali, persino per andare in vacanza). Una seconda fase, a partire dal 2009 – 2010, in cui con l’aggravarsi degli effetti della crisi economica, l’andamento inizia a ribaltarsi: le Famiglie iniziano a diminuire fortemente gli acquisti, anche rateali passando da 115 miliardi a 99,4 miliardi con una riduzione del 13 %.

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